Ho visto nella trasmissione di Bianca Berlinguer scene tremente di poveri agnellini belandi perché stipati in grossi camion a più piani dopo essere stati separati dalle madri. Come è possibile che esistano individui che al posto del cuore hanno una pietra? E dopo un lungo viaggio capiscono che cosa li aspetta. E allora ho pensato a questo maledetto papa che mai è intervenuto contro le sofferenze di questi poveri agnellini. Ho il cuore straziato vedendo queste scene di crudeltà. E la gente si raduna per vedere questo papaccio che disse che da bambino voleva fare il macellaio. Se veramente la gente capisse di che brutta pasta sia fatto questo papa...Insensibile alle sofferenze degli animali, così dolci nel loro aspetto da muovere a tenerezza. Quando questo papaccio morirà la Chiesa avrà perduto una delle peggiori e odiose figure. Credo che gli agnellini siano maschi perché improduttivi. Il latte serve agli uomini nonostante serva agli agnellini. Nessuna parola è stata spesa a favore di questi bambinelli sofferenti. Avrei voluto festeggiare la morte di questo papa. Ma come è mai possibile che sia incapace di dire, come disse invece il suo predessore, che l'antica tradizione ebraica del sacrificio dell'agnello doveva essere superata dopo il sacrificio della Croce, con cui doveva ritenersi chiusa tale orrida tradizione? Per i poveri agnellini belanti di sofferenza nessuna pietà viene manifestata. Non viene nemmeno usata l'anestesia perché vengono uccisi entrando nei mattatoi dove vengono uccisi con un colpo di coltello sulla giugulare. E ho sentito Mauro Corona che ha cercato di farsi benvolere dicendo che aveva ridotto il consumo della carne. I mangiatori di cadaveri di agnellini dovrebbero essere capaci di ucciderli entrando in un mattatoio. Rita Dalla Chiesa è sta l'unica a condannare tali sofferenze. E non mi si dica adesso che sbaglio dicendo che sto per scrivere. I mangiatori di cadaveri non pensano da quali sofferenze provengano la carne dei cadaveri di cui si nutrono. Sono peggio dei nazisti.Traggo le pagine seguenti dal mio libro Scontro tra culture e metacultura sciientifica.
Proseguo con la citazione delle leggi naziste a protezione degli animali. .
Può sembrare paradossale che la prima, e tuttora
migliore, espressione di una Legislazione
a protezione degli animali e dell’ambiente sia stata voluta dal nazismo
negli anni 1933-35. Hitler (vegetariano) disse in un discorso: “Nel nuovo Reich
non dovrà esserci più posto per la crudeltà verso gli animali”. Principale
teorico di tale legislazione fu il biologo Walter Schoenichen, le
cui idee possono sembrare affini a quelle che ispirano oggi l’ecologia
profonda, per il vedere l’uomo, non come padrone di una natura umanizzata, ma
come responsabile di uno stato originario della natura fornito di diritti
naturali, sul presupposto romantico e antiilluministico del rifiuto di separare
la natura dalla cultura e con una conseguente condanna, da parte del nazismo,
di ogni pretesa di asservimento coloniale di altri popoli all’interesse
capitalistico, che non rispetta le diversità e l’identità delle popolazioni
indigene e porta all’omogeneizzazione della specie umana. In tali leggi si
riconosce un diritto naturale persino alle rocce, che devono essere rispettate
per lo stesso diritto globale che ha l’ambiente anche come paesaggio. Esse, tra
l’altro, prevedevano una pena minima di due anni di carcere per maltrattamento
e abbandono di animali, imponevano l’anestesia totale nei mattatoi, dove fu
vietata la barbarie del rito sacrificale ebraico-islamico, che richiede che
l’animale muoia cosciente per dissanguamento, e vietavano qualsiasi forma di
allevamento che costringesse gli animali a vivere in poco spazio, secondo i
sistemi di allevamento industriale odierni, chiamati “razionali”.
E’ stato
scritto che “dobbiamo diffidare della demagogia che
fa leva sull’orrore che giustamente ispira il nazismo per squalificare a priori
qualsiasi preoccupazione di carattere ecologico” . Solo il pregiudizio
ideologico può impedire di cogliere ciò che di giusto espresse il nazismo in
fatto di protezione della vita animale e dell’ambiente, di fronte al quale ci
si deve domandare perché oggi l’Europa,
che si ritiene civile, voglia essere peggio del nazismo consentendo una
tradizione barbara come la corrida (contro cui nessun papa ha pronunciato mai
una condanna), giustificando con il rispetto della diversità religiosa, e
perciò subordinando alla morale il diritto, il crudele rito ebraico-islamico di
macellazione (che vieta che l’animale venga prima privato dei sensi),
legalizzando i sistemi di allevamento industriali, la nutrizione forzata delle
oche, proibita anch’essa dalla legge nazista, che regolava dettagliatamente le
condizioni alimentari, di riposo, di aerazione e di trasporto degli animali,
perché non vi fosse per essi alcun motivo di sofferenza. Certamente il
progresso minimo che sinora si è avuto in tema di diritti degli animali non è
dovuto al monoteismo di radice ebraica, maggiore fonte in Occidente
dell’antropocentrismo.
Può sembrare paradossale che
la prima, e tuttora migliore, legislazione a protezione degli animali e
dell’ambiente sia stata voluta dal nazismo negli anni 1933-35. Hitler (vegetariano)
disse in un discorso: “Im neuen Reich
darf es keine Tierqualerei mehr geben” (Nel nuovo Reich non può esserci più
posto per la crudeltà verso gli animali). Il 24 novembre 1933 (anno dell’ascesa
al potere del nazismo) fu approvata l’imponente legge sulla protezione degli
animali (Das deutsche Tierschutzrecht),[1]seguita
il 3 luglio 1934 dalla legge che poneva severe limitazioni alla caccia (Das Reichsjagdgesetz) e dalla legge
dell’1 luglio 1935 a protezione della natura (Reichsnaturschutzgesetz). La legge nazista previde come pena due
anni di carcere per abbandono o per maltrattamento di animali. E impose
l’anestesia totale nei mattatoi, dove fu vietata la barbarie del rito
sacrificale ebraico-islamico. Principale teorico di tale legislazione fu il
biologo Walter Schoenichen,[2] le
cui idee possono sembrare affini a quelle che ispirano oggi l’ecologia profonda,
per il vedere l’uomo, non come padrone di una natura umanizzata, ma come responsabile
della conservazione di uno stato originario della natura sul presupposto
romantico e antiilluministico del rifiuto di separare la natura, dalla cultura
e con una conseguente condanna, da parte del nazismo, di ogni pretesa di
asservimento coloniale di altri popoli all’interesse capitalistico, che non
rispetta le diversità e l’identità delle popolazioni indigene e porta
all’omogeneizzazione della specie umana.
Rimaneva nelle suddette
leggi naziste una certa ambiguità tra il riconoscimento di diritti intrinseci
alla natura e l’affermazione, compresa nella legge sulla caccia, “che si è
assegnato il compito della salvaguardia della selvaggina come uno dei nostri beni
culturali più preziosi del popolo tedesco”. Di fatto prevaleva una concezione
non fondata sul diritto naturale, ma su un concetto dell’uomo considerato come
responsabile della salvaguardia della natura, anche se non più come padrone di
una natura umanizzata. Le conseguenze di una mancata concezione del diritto
naturale si sono viste.
E’ probabile che il nazismo
abbia visto nell’ebraismo il responsabile storico di una concezione
antropocentrica della natura, come è probabile che il secondo Heidegger abbia
desunto dal nazismo il concetto antiumanistico dell’uomo come “custode
dell’essere” (Lettera sull’umanesimo,
1947) e non come signore di esso, secondo la concezione espressa nel Genesi. La custodia dell’essere diviene
per Heidegger la condizione di un nuovo “far abitare la terra”, dove l’abitare
è “il soggiornare presso le cose”, che “può accadere nella misura in cui i
mortali proteggono e curano le cose che crescono” da sé. [3]
“Ciò che minaccia l’uomo di morte è l’incondizionatezza del puro volere”,[4]è
il “dominio dell’im-posizione, che esige la impiegabilità della natura” tramite
la tecnica scissa dalla custodia della terra,[5]
che provoca una “circolarità tra usura e consumazione” e “fa violenza alla
terra e la trascina nell’esaustione”, obbligandola ad “andare oltre il cerchio
della possibilità che questa ha naturalmente sviluppato”, per porla “sotto il
dominio della volontà di volontà che rende manifesta l’insensatezza dell’agire
umano posto come assoluto”.[6]
Certamente Heidegger nel
mare dell’antropocentrismo della filosofia contemporanea è stato il filosofo
meno antropocentrico per avere considerato il linguaggio umano come linguaggio
appartenente all’essere prima che all’uomo.
E’ stato scritto[7]
che “dobbiamo diffidare della demagogia che fa leva sull’orrore che giustamente
ispira il nazismo per squalificare a priori qualsiasi preoccupazione di carattere
ecologico”. Se qualcuno argomentasse senza logica, anzi, senza cervello,
dicendo che in compenso i nazisti fecero morire milioni di ebrei ( e non soltanto
ebrei) nelle camere a gas, si potrebbe rispondere con logica che allora per
essere antinazisti bisogna continuare a permettere che gli ebrei credenti (e
gli islamici) continuino ad aggiungere altre e inutili sofferenze agli animali
nei mattatoi. Solo il pregiudizio ideologico può impedire di cogliere ciò che
di giusto espresse il nazismo in fatto di protezione della vita animale e
dell’ambiente, di fronte al quale ci si deve domandare perché oggi l’Europa, che si ritiene civile, voglia essere peggio del
nazismo consentendo una tradizione barbara come la corrida (contro cui
nessun papa ha pronunciato mai una condanna), giustificando con il rispetto
della diversità religiosa, e perciò con la subordinazione del diritto alla morale,
il crudele rito ebraico-islamico di macellazione (che vieta che l’animale venga
prima privato dei sensi prima di essere ucciso),[8]
legalizzando i sistemi di allevamento industriali, la nutrizione forzata delle
oche, proibita anch’essa dalla legge nazista, che regolava dettagliatamente le
condizioni alimentari, di riposo, di aerazione e di trasporto degli animali,
perché non vi fosse per essi alcun motivo di sofferenza. Gli ebrei hanno
sofferto meno nelle camere a gas naziste,??!![9]
dove perdevano i sensi in meno di un minuto, di quanto soffrano tuttora, come
documenteremo, gli animali nei mattatoi costretti a terra su un fianco, legati
per le zampe e coscienti mentre si divincolano sino alla morte durante il lungo
tempo del dissanguamento a causa della barbara “macellazione rituale” ebraico,
accolta dagli islamici.[10]